mercoledì 18 maggio 2011

Un tranquillo week end alchemico.

Voglio tornare al nostro tavolo di lavoro, il resort monferrino, quasi un angolo amplificato dalla bellezza del paesaggio, lontano dagli hangar metropolitani e mentali cui siamo abituati. E alloggiati,nelle distillerie milanesi e galliche con mille punti interrogativi sull'eco sostenibile e sull'equo solidale. Via dalla pazza folla per un bagno di fieno in via col vento. E nel verde, con venature senesi e irlandesi, un assaggio immediato di leggerezza, le consegne impresse nell'appreso nei report di Verbania, e City Lyfe Bicocca. Andiamo per immagini. Prima inquadratura, i momenti che precedono la partenza, la meta da trovare, la consapevolezza di rivedere gli amici, tutto il tempo davanti per gli stampi a fuoco lento, tutti disposti nella teglia, per dare un taglio al discorso, o aggiungervi sapori nuovi, come l'aceto balsamico dei movimenti dei corpi, accarezzati dalla voce di Raquel. Questo disporsi sulla scacchiera dove convivialità e gioco si fondono in un equilibrio sensoriale, è qualcosa che nulla toglie al dispositivo immaginale, anzi funziona come una circolazione fisica che si estende a mano a mano che le mani si posano su altre mani, non un rituale, ma un movimento dialettico che agisce all'interno e si propaga in geometrie imperfette, ma fluide, corpose, una fotocamera che azzera la mente e sposta l'obiettivo sulla cornice tattile di una ripartizione netta tra il sentire e il vedere, tutto a favore del primo, talmente siamo sollevati nel quotidiano dall'attivazione di modalità empatiche fuori dalla norma, ma anche fuori, molto fuori dalle nostre abitudini. Un sistema inaspettato, ma operativo, capace di innescare poi l'immersione nel testo senza l'ergonomia delle pause, quasi non si avvertisse la fatica, lo scorrere del tempo, la primavera dietro le finestre. Ecco allora il registro del desiderio, mai nominato, ma percepito, come fosse un inaspettato formatore di tracce su cui far scorrere lampi e mappe con tutte le improvvisazioni da avvolgere in files numerati, mai banali o abbandonati al gioco del rovescio. Spazio quindi a una cucina creativa, a una filosofia dell'immaginario dove, tolti gli strati della cipolla, si va al nocciolo della questione senza pretese di risolvere i dubbi, anzi creandone nuovi, per lasciarli riposare giusto il tempo di metterli sul tagliere per decidere i tempi di cottura, come una sessione cosmetica dove mutano i colori, ma anche i soggetti.
Questo spazio emozionale, carico di simboli, di narrazioni che si moltiplicano nel passaggio delle parole e degli interventi, non ha nulla dell'avventura lasciata al caso, ma nemmeno del contenitore rigido entro cui gli elementi s'intersecano svuotando di senso il percorso che si segue. Questo spazio atemporale ( siamo nei corpi più che in un luogo) e nello stesso tempo sensuale, magico, sincronico, aumenta l'intensità e il valore della pressione che viene elaborata su testi e immagini, trovando il punto di fusione proprio quando si pensa di essere arrivati a un certo tipo di conclusione, al centro del cerchio e non lungo i bordi e le linee delle periferie che, a pensarci nel post it del post datato, diventano epifanie di spazi senza difesa, perfetti nell'arcobaleno delle microsfere junghiane che più di uno agisce togliendo la zip alle maglie che imbrigliano i trucchi per portarci verso altri approdi. Il gusto del crimine letterario quando le vele non seguono rotte prestabilite. Ce ne andiamo con un respiro diverso, senza bottoni ( le cerniere del significato e del significante), senza filtri, con tutte le voci che si rincorrono a vicenda, una struttura musicale precisa, lontana da ogni malinconia di genere, prossima a un nuovo avviso dei naviganti, quando il " noi " ci richiama e si completa nell'amorosa quiete che segue il respiro, tolte le maschere e le incombenze, senza alcun obbligo che il senso segua l'orario.

1 commento:

  1. Con la tua consueta ma sempre nuova scrittura immaginale poni un tema al quale mi sento molto vicino e sul quale ho scritto anch'io: quello dell'Eros, inteso come desiderio del Bello non solitario, ma condiviso con amici, come intenso desiderio appassionato di condividere assieme belle esperienze, contatto profondo, animico, emotivo ma anche fisico, con gli altri.

    Un Eros che è inter-soggettività dinamica e che mi sembra condizione essenziale perché nascano e circolino le immagini.

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