giovedì 31 marzo 2011

L'immagine dei tuoi occhi.

Portami via con te.Portami lontano da questa città. Portami in un quadro di Rembrandt.Portami dentro la luce di Tallin. Portami dentro di te sul filo teso di questa mattina che non ha voglia di aspettare la notte. Ho voglia che mi leggi, non solo di fianco, o di traverso, o in mezzo alle mie cosce, bianche come pagine di un libro che non hai ancora preso tra le mani.Ti voglio accompagnare mentre mi sfogli e mi scompagini come una matta funambola sull'orlo di un aggettivo che scivola nel freddo e si riscalda tra le pieghe delle mie labbra. Portami oltre le linee di questa stanza, davanti al portico illuminato a giorno, sotto le volte dei tuoi pensieri e dei tuoi colpi, prima che il sole affondi tra le nuvole. Portami fuori da me e fammi cadere nei tuoi occhi e poi aspettami, aspetta che ti trascini nella mia corrente, nel mio vortice d'amore mentre le fiammelle delle candele quasi si sfiorano sulle punte. Portami in un angolo del cielo e lasciami sospesa, che poi ti ricado addosso piena di baci, con il vento che ci fa da cornice e ci salta tra le gambe.Portami all'ingresso e poi rientra ancora per cento, mille volte. Tu l'hai già capito che io sono la lettrice e tu un giocatore degli All Blacks, dai non fare finta, l'aria da monella, da maschiaccio, è solo un vezzo che qui si ribalta. Lo sai che qui mi arrendo, mi fai tua prigioniera, senza ragioni di sorta, o salvacondotti.Portami via con te, che poi ci dividiamo per ritrovarci in sogno. Leggi dai miei occhi quanto ti amo, e come questo quanto non sia ancora abbastanza.Dai, portami via, ti lascio le lenti a contatto.Così non mi perdi di vista e mi vedi di sbieco, mentre mi addormento pensandoti chino su di me mentre mi facevi l'uovo alla coque. Portami in un quadro di Bosch, o nei giardini di Compton House,colami in un labirinto, ma portami via. Portami via. Con te.

giovedì 24 marzo 2011

Dove andare

Viaggiare dentro noi stessi, scrive Paolo. A Sestri Levante, o a Ravenna.Ieri ho fatto un viaggio con Mariza. A Lisbona. Accompagnato dalla sua voce, la più bella voce del fado portoghese in questo momento, la vera erede di Amalia Rodriguez. Una voce calda, inconfondibile, inimitabile. Basta ascoltare un brano come "Chuva" per dire che Fernando Pessoa, il mitico creatore degli eteronimi dei suoi romanzi, aveva ragione quando scriveva che per viaggiare basta esistere. Io viaggio tutti i giorni in mondi che non mi appartengono, in angoli che nessuno conosce, e lascio che il mio corpo prenda possesso dell'immaginario per disegnarvi mappe indecifrabili, un labirinto dove solo la tua mente sa dove puoi trovare l'uscita e incontrare gli occhi di Arianna perchè riflessi negli occhi di una donna non trovi l'eco che ti rimanda una qualunque tua immagine, ovattata dagli eventi di questo mondo frastagliato, ma la conferma di condividere anche un solo attimo, un pensiero, un bacio, una nuvola che si scioglie contro tutte le tessitrici o i tessitori che intorno a te vorrebbero creare nodi e fili spinati. Ogni Teseo deve avere la sua Arianna per muoversi tra i dedali delle vie crucis, o degli angoli paradiso che ci offre il giorno, o il momento e l'occasione. Ogni Arianna deve avere il suo Teseo, il guerriero che porta luce nella penombra inconfessata delle proprie paure. Per questo motivo più che i luoghi, contano le persone. Distesi tra i fili d'erba di una radura, si creano spazi emozionali di una bellezza eterea e divina perchè si è al di fuori di ogni progettualità di consumo.Baciati dal sole, leggiamo sulle labbra dell'altro le onde che ci attraversano e che ci scivolano addosso, lasciando cadere tutte le altre suppellettili. In questo modo usciamo dalle classifiche e dal target dell'ultima ora.Impariamo a ri-conoscerci, scartiamo l'involucro e tagliamo fuori il circuito.Il calcolo che ti fa cadere a occhi aperti dentro altri rapporti. Ma questo l'ha scritto Philippe Sollers. Che ne dite di un week end tra le colline del Monferrato? Passare attraverso l'immagine rettangolare dei suoi paesaggi, e assaporarne le linee curve e morbide, come i fianchi di chi vi sta accanto.Insomma uscire da una superficie e vibrare sullo sfondo di un'immagine non ancora scritta.

martedì 8 marzo 2011

Prossimo incontro marzolino del gruppo

Per la prossima riunione del gruppo propongo di vederci venerdì 11 marzo, presso la Libreria Puerto De Libros, in via Pollaiuolo 5.

Alle 17 ci vediamo Stefania, Mario ed io per parlare del progetto di letteratura immaginale per la scuola. Se qualcuno è interessato, ci diamo appuntamento a quell'ora.

Alle 18 diamo appuntamento a chi è interessato a proseguire la lettura di Ernst Jünger e/o a progettare il weekend immaginale.

Arrivederci a venerdì!

giovedì 3 marzo 2011

un week end immaginale

Un week end immaginale è qualcosa di diverso da un contesto geografico, una meta precisa su cui convogliare desideri e persone, tempo e stati emozionali che uno proietta a livello mentale, prima ancora d'essere partito. Non assomiglia, non ha le caratteristiche di quelle metamorfosi metropolitane dove basta un bagaglino per "vedersi" tra dune o castelli fatati, su spiagge o dentro strade che richiamano atmosfere precise e pulite, con tutte le architetture al posto giusto, senza sbavature di sorta, insomma metti Brema o Amsterdam, qualcosa che abbia comunque il rigore nordico per sfuggire al caos odierno dei siti mediterranei. Un week end immaginale assomiglia in prospettiva a una casa del futuro, quella "passiva" che supera di gran lunga le classificazioni energetiche della classe A. In altri termini una casa che produce energia più di quanto ne consuma. Uscendo da questa metafora, proviamo a fissare qualche parametro indicativo. Il gruppo si ritrova in un punto scelto, ma questa scelta condivisa non è il frutto della somma o delle differenze dei luoghi proposti, è semmai la risultanza di un ricambio d'aria per recuperare idee progettuali e scambiarle su flussi che vengono redistribuiti all'interno dei partecipanti per farne un "opera" attiva, qualcosa che rompe la dicotomia viaggio andata e ritorno, qualcosa che rompe le schermature idealtipo di quanto viene associato a un luogo, per favorire una diversa luminosità, dello sguardo e del pensiero. Un differenziale intellettivo che usa lo scambio dell'immaginario e delle culture dei singoli in un quadro armonico, come se tutto fosse ventilato, pensato, raffreddato al punto giusto per disegnare un ambiente dove tutti si sentono a proprio agio, in un circolo virtuoso che manda a casa tutte le facciate di noi stessi che non ci piacciono, e di cui faremmo anche volentieri a meno nel quotidiano. E' un partire per raccogliere dei frutti agganciati a un desiderio che si consumerà sul posto, permutando cifre e corpi con un taglio netto all'usuale circolazione delle idee.Un week end immaginale insomma, assomiglia a quella che Barthes definiva una "draga". Un piacere sotteso di scoprire nuove sequenze e nuove densità emozionali, ma tutte concatenate poi a un fare che produce uno scarto sul "prima", su come eravamo tre ore prima di partire, e su come saremmo poi tre ore dopo essere ritornati alle proprie abitazioni. Un week end immaginale è una costruzione a più livelli, un gioco, un lavoro, un orientamento che va in profondità e restituisce un risultato, uno spazio calmo di riflessione in cui si va a toccare, in maniera imprevista, e improvvisa, canali immaginativi e corporei che rimanevano bloccati nell'individualismo comune. Bloccati e rimossi, non utilizzati. Perchè è solo dall'altro, dall'interazione, che può nascere un diverso registro di movimento, di progettualità. Un week end immaginale è un'avventura sensoriale. Si è padroni di casa e nello stesso tempo ospiti.Ci si ri-trova nella lentezza del cielo e nella forma delle nuvole, ben sapendo che dalla con-fusione di queste linee, il ricavo geometrico e geotermico sarà superiore alle resistenze della pigrizia.Per farla breve. Un week end che inizia quando termina.