venerdì 28 gennaio 2011

La caccia al cinghiale di Ernst Jünger: spunti per una lettura immaginale

Venerdì 21 gennaio si è tenuto un incontro del gruppo letteratura immaginale. Con me Fabio, Stefania, Dania, Ermanno, Mario, Viola: uno spazio prezioso, un cubicolo appartato nel Puerto de Libros, immersi tra libri esoterici, un momento di grazia, intenso, ricco di idee e di scambi, in un clima di grande libertà e spontaneità per il quale mi sento di ringraziare tutti di cuore.

Il tema era la La caccia al cinghiale, un racconto di caccia di Ernst Jünger, il primo della raccolta Visita a Godenholm e il più breve.

Provo a mettere giù qui alcuni spunti, sulla base degli appunti che ho preso e dei ricordi di questa esperienza, che spero vengano accolti e ampliati dagli amici che hanno partecipato e da chi ha letto il racconto.

Colori. Il bianco del paesaggio innevato. Un bianco avvolgente, soffice, come bambagia. Un bianco silenzioso, protettivo, uterino. Un bianco che è attesa di qualcosa di misterioso e indefinito.

Lo scuro della macchia. Poi il rosso del sangue del cinghiale.

Il fucile, oggetto bello, prezioso, simbolo di virilità: desiderato dal ragazzo, il protagonista, Richard. Il fucile richiesto con insistenza al padre, il fucile bramato, agognato, che nel sogno "non voleva sparare": e il sogno diventa un incubo.  
"[Richard] non conosceva desiderio ardente, più pressante. [...] Com'era leggero, com'era maneggevole e meraviglioso, più di qualsiasi giocattolo. Nell'oscurità della sua canna...": nel testo il simbolismo sessuale, fallico, erotico, è evidente... (Mario)
Eros: il fucile è trattato da Richard come se fosse una donna. (Dania)
Il fucile e la scritta sulla brocca del vino: "Tu ed io, fedeli amici. Questo ci basta ad essere felici" (Mario)
La scritta sulla brocca, i due ragazzi, Richard e Breyer, che aspettano insieme il cinghiale. Dopo l'uccisione del cinghiale la festa e i cacciatori "... fecero qundi passare una borraccia piena di acquavite": scene di amicizia virile. (Ermanno)

Il sogno del ragazzo. Tutto il racconto è immerso in un'atmosfera di sogno, fiabesca. (Dania)

Il cinghiale: scuro ma non nero, fulvo (Ermanno). Grande, mostruoso, fiero, temibile, pericoloso, eppure con una sua straordinaria bellezza, affascina i ragazzi che lo aspettano, in caccia.

Il compagno di caccia di Richard,  Breyer, spara con il suo fucile. Sembra abbia fallito il colpo, viene rimproverato dal guardiaboschi per la sua inettitudine, ma inaspettatamente "la potente voce del guardiaboschi echeggiò dal folto dei rami: - Cinghiale morto! Cinghiale morto! -". Rovesciamento narrativo: dall'insuccesso apparente al successo (Ermanno). Breyer ha ucciso il cinghiale, non ha fallito il colpo.

Il coltello che affonda nelle carni del cinghiale morto. Un coltello sacrificale. E' un rito sacrificale: "il volto del cacciatore assunse un'espressione profondamente arcaica, illuminato da una specie di ghigno solenne [...] Il conte spezzò un ramo d'abete, lo immerse nella ferita, poi presentò il ramoscello imperlato di sangue sul calcio del fucile, mentre Moosbrugger suonava l'hallalì con il corno".
Il colore blu. "[Il guardiaboschi] ... per prima cosa staccò due protuberanze, che parevano due uova d'oca, d'un blu scintillante" (Stefania).
Ucciso il cinghiale, staccare i suoi testicoli è la prima operazione che deve fare un cacciatore, per evitare che il sangue dell'animale si avveleni in pochi minuti (Fabio). Un rito di castrazione.

Breyer è il ragazzo baciato dalla fortuna, benedetto dagli dei: entra nel mondo degli adulti, che lo festeggiano.  "Il giovane stava in mezzo a loro con modesta fierezza e fissò il rametto al suo cappello. Gli occhi erano posati su di lui, benevoli. A corte, in guerra e tra i cacciatori si apprezza il caso fortunato e se ne attribuisce il merito all'uomo. E' il presagio di una felice carriera". Un rito di iniziazione al mondo degli adulti. "Fecero quindi passare una borraccia colma di acquavite: il conte ne bevve un il primo sorso e poi, attraversato da un brivido, la passò direttamente all'allievo", Breyer.

Dalla solennità del rito si passa a un'atmosfera da taverna, da uomini sbracati, che si lasciano andare (Ermanno). "Le urla scomposte dei cacciatori dei cacciatori lo irritavano".

"Solo Richard era imbarazzato, si sentiva l'unico non all'altezza dell'avvenimento": sentimento di fallimento, solitudine, esclusione dal mondo degli adulti. Non è parte del rito.
"E di nuovo ebbe la sensazione che il cinghiale fosse di gran lunga superiore a loro". La dignità del cinghiale morto e inerme

"Imparò lì per la prima volta che i fatti modificano le circostanze attraverso le quali si è giunti a essi - fu una scossa per il suo mondo ideale". Il colore finale è un grigio lattiginoso. (Stefania)

"La caccia era finita.
Quella fu la prima sera in cui Richard si addormentò senza aver pensato al fucile, e fu il cinghiale a prenderne da allora il posto nei suoi sogni". Anche qui, nel finale, un rovesciamento narrativo.

Per Richard il rito di iniziazione non ha funzionato. Che cosa non ha funzionato? Cosa significa l'identificazione finale di Richard con il cinghiale?

martedì 18 gennaio 2011

Prossima riunione gruppo Letteratura Immaginale

La data fissata per la prossima riunione è venerdì 21 gennaio alle ore 18.

Ci vedremo presso la Libreria Puerto De Libros, in via Pollaiuolo 5.

Per chi non ci è mai stato, la libreria è in zona Isola ed è facilmente raggiungibile con il metro, fermata Garibaldi (linea 2) o Zara (linea 3), ma anche con il tram 7 o 31.

Fateci sapere, con vostri commenti, se pensate di esserci.